venerdì, dicembre 26, 2008
La forza e la gioia di tanti giovani che escono dalle loro parrochie e vogliono trasmettere a tutti la loro Fede e la loro Speranza. Sentinelle instancabili che parlano a gran voce e che solcano le strade delle città, portando in giro la loro voglia di stare nel mondo con Chi il mondo l'ha creato.

di Antonino Crivello

Ormai è consuetudine: il risveglio di ogni individuo è caratterizzato dalla presa di coscienza di vivere in un momento storico segnato da ristrettezze economiche e dalla difficoltà nella costruzione di rapporti sociali edificanti. Così, presi da questi pensieri, ogni mattina si sbrigano le proprie faccende, in attesa di un'altra dura giornata, nel e con il mondo. Ma in che modo si affronta questa situazione? Ci si pensa su un attimo e poi, quasi inconsapevolmente, arriva la risposta. I nostri tempi infatti ci indicano, più o meno velatamente, che l'unica strada possibile consiste nell'aprire il cassetto del comodino ed estrarre una delle centomila maschere di Pirandelliana memoria, per indossarla e poi uscire di casa.

Ovvio quindi l'epilogo. Come per il personaggio di Pirandello, alla fine della giornata ci si chiede quale personaggio si è veramente, quale maschera rappresenta davvero il nostro io più intimo. Spesso però nemmeno questa domanda riesce più a fare breccia nella nostra mente; viene sempre più difficile chiedercelo, e sempre più difficile trovare una risposta.

Ma è davvero questo il frutto della naturale evoluzione darwiniana? Forse no. Bisognerebbe tornare allora al momento in cui ci si chiede come poter affrontare le "avversità quotidiane", e a quel punto effettuare un piccolo cambio nel piano d'osservazione, per rendersi conto che un aiuto, un compagno, un amico esiste. Uno che non muta come la società, non muta come i grandi piani economici mondiali, insomma non si adatta ai tempi e non cambia la Sua novella.

Forse questa è la riflessione che ultimamente ha visto tanti ragazzi portare per strada un messaggio, che sembra nuovo, ma che invece è sempre uguale, come Colui che lo ha creato fin dall'inizio dei tempi. Si fanno chiamare sentinelle del mattino. Ma cosa fanno? Evangelizzano. Come dicono loro stessi: "Ciascuno rimane nella propria appartenenza e lì cresce spiritualmente. Poi ci si ritrova per evangelizzare". La struttura del "movimento" è ben organizzata e consolidata, e viene tutelata dalle diocesi a cui ogni movimento "locale" fa riferimento. Formazione e preparazione nell'ambito locale, dentro le parrocchie, dentro le chiese, e infine delle "cellule", composte da ragazzi, e non solo, che sovente si staccano, per un pomeriggio, per una sera. Escono per strada, entrando in contatto con tutti, credenti o meno. Tentano quindi di portare avanti un modo diverso di vedere le cose, di riaprirsi, o di farlo per la prima volta, a Colui che da sempre ci invita a farlo.

Basta osservarli, guardare i loro gesti prima ancora di ascoltare le loro parole, per rendersi conto che probabilmente non soffrono del peso della paura e delle maschere di cui abbiamo parlato. Si svegliano la mattina e sembra che sappiano già chi sono e cosa vogliono diventare. Allora si uniscono ad altre sentinelle e insieme a loro ne cercano altre, poi altre ancora. Quando questo avviene, comincia la festa, un divertimento pulito e sano, che non fa uso di droghe e di allucinogeni, ma di chitarre, di canti, di danze, di momenti di riflessione. Sembrano unirsi in un solo momento la gioia e la bellezza insita in ogni giovane e l'affascinante profondità del messaggio, e di Colui che il messaggio rappresenta.

Nella realtà siciliana ad esempio, le sentinelle si sono viste: a ottobre nei pressi della Basilica di Palermo, a novembre in quel di Catania, il 27 saranno a Trapani. Guardandoli, nelle loro foto, nei loro video, nei loro occhi, nasce automaticamente l'invito a partecipare. Del resto trasmettono un messaggio, che, condivisibile o meno, vale comunque la pena di essere ascoltato.

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