domenica, giugno 07, 2009
del nostro redattore Renato Zilio

Solennità della Trinità. Ai bordi del deserto, un antico monastero. Un monaco, seduto davanti alla porta là da tempo, sembrava aspettare qualcuno. Mi vide ma non si mosse. Dopo le prime parole e il primo silenzio, continuò: «Se cerchi la perfezione, come molti fanno, sarà inutile il tuo cammino. La perfezione conosce Dio, ma solo di passaggio. Parte da te e, passando attraverso di lui, termina ancora in te stesso. Continuamente ti guarderai allo specchio per vedere se l’hai raggiunta o se per caso essa ti ha abbandonato per qualche istante. La perfezione ti farà schiavo di te stesso mettendoti al centro di tutto. Essa non accetta il tuo limite, ma vive del mondo che sogna e coniugando il condizionale, il tempo della non realtà, ti farà sospirare continuamente: “Io vorrei, io dovrei…” Così, ti farà appoggiare la tua vita sul vuoto. All’inizio e alla fine del tuo cammino non ci sarai che tu, l’essere umano che sei e non il Dio, che cerchi.

In tutto quello che fai, invece - riprendeva sicuro il monaco - ama. L’amore parte da Dio, coinvolge l’uomo e finisce in lui. E Dio creò l’uomo perché questi sappia amare, così solamente l’essere umano troverà la propria felicità. In fondo, unicamente quando si ama si rivela agli altri la propria bellezza.

Ma quando avrai da incontrare qualcuno sarai attento alla disponibilità del tuo cuore. Guardati bene dal non farlo venire per il sentiero calpestato già da altri, dalle loro dicerie o dalle loro insinuazioni. Lascialo venire liberamente per dove l’erba è ancora alta, non importa se avrà difficoltà ad avanzare. Il vostro rapporto, infatti, dovrà nascere con il sapore della novità, non calpestato dal pregiudizio. Hai davanti un essere umano e qualsiasi persona, segretamente, ha il desiderio di poter rinascere con te e, al tuo sguardo, sentirsi rinnovata.

Farai attenzione a coloro con cui vivi: il vostro rapporto non potrà essere di dipendenza perché l’uno non potrà mai essere padrone dell’altro. Non siete disposti l’uno sotto l’altro, come in una piramide, dove il più potente è al di sopra di tutti. Se credi di avere un essere umano sopra di te, dimenticherai facilmente Qualcuno che lo è veramente, perché la tua miopia ti porterà a vedere solo chi ti sta sopra immediatamente. Dovrai, invece, sentire gli altri come posti attorno, in cerchio con te, come quando vi disponete intorno a un fuoco. Solo in questo modo ricorderai che esiste, invisibile, in mezzo a voi un centro ed è Colui da cui provengono la vita, la forza e l’amore.

Infatti, la figura del cerchio a differenza di un quadrato o di una piramide rinvia necessariamente a un centro che lo genera. Allora, disponendovi così fra di voi, l’uno non sarà mai più importante dell’altro, sarete interdipendenti in un mondo in cui ognuno si sentirà legato all’altro. La forza di ognuno sosterrà tutti gli altri e se tu avrai più forza o più potere sarai ancora più fraterno, sostenendo gli altri con maggiore vigore. Ecco, non potrà esserci uno superiore fra di voi, ma un fratello più grande.

E la diversità che troverai nell’altro sarà proprio ciò che nasconderà il suo valore, perché la differenza in un essere umano e la sua originalità saranno il fondamento della sua stessa personalità. Anzi, avvicinandoti, senza paura, dovresti incoraggiarlo: “Sii quello che sei!”

Le diversità fra gli uomini sono immagine di Dio, che si vuole simile e differente in lui stesso. Così, la comunione non nasce mai dalla somiglianza o dall’omogeneità, ma sorge dalla meraviglia di vedersi differenti. Dal tuo stupore di fronte all’altro.
(da “Parole dal deserto” Edizioni Paoline, 2009)


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