martedì, agosto 04, 2009
Si avvicina la ricorrenza della festa di Santa Chiara che assieme alla giornata del 'Perdono di Assisi' rappresentano le consuete celebrazioni francescane di ogni estate. In questi giorni che precedono la festa per la santa francescana la nostra redattrice Monica Cardarelli racconterà attraverso una serie di articoli la vita e la spiritualità della santa di Assisi. In questo primo articolo scopriamo come Chiara intuisce che la sua non sarebbe stata una vita comune, in lei il Signore presto inizia la sua opera.

di Monica Cardarelli


L’11 agosto 1253 Chiara muore nel monastero di San Damiano, fuori dalle mura di Assisi, dove visse per 42 anni. Il monastero delle ‘Sorelle povere’ già negli ultimi anni dell’agonia di Chiara era meta di un vero e proprio pellegrinaggio popolare. Il giorno successivo alla morte, al momento dei funerali, il papa stesso, che era presente ad Assisi quei giorni con la sua corte, propose di celebrare l’ufficio delle Vergini e non piuttosto quello dei morti, mostrando in questo modo di considerare Chiara già santa.
Solo nel mese di ottobre il papa promosse la canonizzazione di Chiara affrettando l’avvio del processo di canonizzazione, considerando anche, oltre alla devozione popolare, i numerosi miracoli avvenuti in vita e dopo la morte di Chiara. La santità di una donna come Chiara d’Assisi non può prescindere dalla sua grande umanità. Chiara era una donna cresciuta in ambiente familiare inserita nel contesto sociale ed economico di Assisi del 1200. Cresciuta con la madre, le sorelle e le altre donne della famiglia, anche Chiara apprese la cultura cortese-cavalleresca dell’epoca e, già con la madre, respirò quell’ansia e quell’attenzione alle relazioni umane che caratterizzò tutto la sua vita.
Con la madre si recava a portare il pane ai lebbrosi, pregava per loro e per gli abitanti di Assisi. Tutte note caratteristiche che porterà con sé e attribuirà anche al suo monastero.
Perché Chiara è la prima donna nella storia della Chiesa ad aver scritto una Regola per le donne. Quando Chiara lascia la casa paterna per iniziare una vita nuova, era consapevole del fatto che non avrebbe intrapreso la vita religiosa di ordini già esistenti.
Chiara ha dato vita a qualcosa di nuovo, di mai sperimentato fino ad allora. Una vita sognata da Chiara e Francesco che non riprendeva le orme di altre vite religiose, ma che si andava delineando nel suo cuore e nei suoi passi, giorno dopo giorno.
Il percorso di Chiara si è definito nel rapporto d’amore con Dio, attraverso la sua preghiera costante e l’attenzione materna nei confronti delle sorelle che la seguivano numerose col passare dei giorni ma anche nei confronti della gente di Assisi e di tutte le persone che è riuscita a raggiungere nella sua vita e, dopo la sua morte, attraverso la sua eredità.
Sin dall’inizio Chiara venne consacrata a Dio nella chiesetta di Santa Maria della Porziuncola da Francesco, un giovane di Assisi che da poco era diventato Frate, anch’egli in modo alquanto originale.
In seguito a questa consacrazione, Chiara fu affidata da Francesco la notte stessa al monastero di San Paolo alle Abbadesse. Pur trattandosi del più ricco e importante monastero della zona, Chiara, che come Francesco prima della consacrazione aveva venduto la sua eredità dandone il ricavato ai poveri, vi entrò come una povera e senza dote, non come era uso all’epoca da parte delle giovani aristocratiche che sceglievano la vita monastica.
Questo, con molta probabilità, fu il motivo che scosse i parenti di Chiara che si recarono a San Paolo alle Abbadesse per cercare di dissuaderla e toglierla da una condizione servile, rinunciando anche alla nobiltà del suo casato.
Chiara, però, aveva fatto la sua scelta che in piena coerenza porterà avanti fino alla fine, trasmettendola in eredità alle Sorelle. Ben presto si rese conto che ciò era poco, era troppo poco vivere in povertà personale in una struttura così ricca. Chiara cercava una coerenza nella sua vita e nel suo percorso che sentiva appena iniziato.
Fu così che abbandonò il monastero di San Paolo alle Abbadesse e si recò presso la comunità di Sant’Angelo in Panso, un gruppo di donne religiose che vivevano alle pendici del monte Subasio.
In quel periodo, Chiara viene raggiunta dalla sorella Caterina (cambierà il suo nome in Agnese una volta consacrata) e anche per lei si ripeterono gli episodi di irruzioni anche violente da parte dei parenti per riprendere Caterina e Chiara.
Fu proprio l’arrivo della sorella, probabilmente, che dette a Chiara una prospettiva diversa del percorso che le chiedeva il Signore. Nonostante i problemi che avevano avuto con i propri familiari, consapevole delle difficoltà a cui sarebbe andata incontro, Chiara era sempre intenzionata a calmare quell’inquietudine che ancora si portava dentro. Sicuramente il periodo trascorso a San Paolo alle Abbadesse e quello a Sant’Angelo in Panso le servirono per conoscere delle comunità religiose e forme di vita religiosa diverse che in quel periodo si stavano realizzando.
Finalmente, Chiara decise di riavvicinarsi alla città di Assisi e di vivere in una piccola chiesetta, San Damiano. La scelta di San Damiano come luogo per Chiara e le Sorelle è significativa poiché là Francesco aveva udito per la prima volta l’invito rivolto dal crocifisso di riparare la Chiesa in rovina. Solo a San Damiano Chiara trova la sua pace e tranquillità.
Chiara ha vissuto una vita piena di controsensi. Dal suo insediamento a San Damiano ha visto nel tempo sopraggiungere sempre più numerose donne e giovani che volevano seguire il suo stile di vita. Così, giorno dopo giorno, Chiara è riuscita a delineare ciò che Dio le chiedeva e a metterlo in pratica.

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