mercoledì, settembre 30, 2009
del nostro redattore Carlo Mafera

La logoterapia si rivolge all’uomo completo: corpo, psiche e anima. Nel libro che desidero presentare “Introduzione alla logoterapia” di Victor Frankl edito da Città Nuova e curato da Bazzi e Fazzotti (sottotitolo “Per riumanizzare la psicoterapia”), viene messa in evidenza il ruolo decisivo e importante che svolge la spiritualità nella psicoterapia. Quindi un terzo elemento, del tutto nuovo, l’anima, viene a completare il binomio corpo-psiche, classiche componenti della psicanalisi tradizionale. E’ un libro un po’ datato (1986) ma attualissimo. Victor Frankl afferma sostanzialmente che le sofferenze psicologiche non sono dovute, per la maggior parte dei casi, a problemi legati alla sessualità e alla sua soddisfazione bensì a crisi esistenziali ben più profonde che investono l’uomo nella sua interezza e che sono inerenti a temi universali come il significato del male e del dolore.

Scopo della sua psicoterapia è quello di fornire delle risposte a determinati interrogativi e in effetti egli è stato il primo a poter sperimentare la sua logoterapia durante la prigionia nei campi di concentramento nazisti. Frankl ebbe modo di salvare molti esseri umani dalla disperazione e dal suicidio facendo leva soprattutto sulle risorse spirituali nascoste in ciascuno di noi, insegnando a sopportare il dolore, la sofferenza come dono da offrire a Dio e nello stesso tempo dando la speranza se non addirittura la certezza che tutto si sarebbe convertito in bene come presto infatti accadde.

Logoterapia significa quindi terapia dello spirito (logos), cioè cura della persona attraverso la sommità o profondità di essa rappresentata dall’anima. Faccio presente, per inciso, che (logos) in greco si traduce anche con il termine (parola). Quindi si potrebbe ipotizzare anche il concetto di cura attraverso la parola, ma non quella solamente umana, piuttosto quella che attinge le sue radici all’esperienza del divino che è in noi e che si può definire Parola con la P maiuscola.

La logoterapia fa appello alle risorse spirituali dell’uomo facendo in modo che lo spirito, svincolato dal corpo, riesca a curare quest’ultimo. Certamente non prescinde da un coinvolgimento somatico e psichico ma questo rimane secondario. Riporto le parole di Frankl: “ io mi rivolgo non a quanto di malato c’è nell’uomo, ma a quanto resta di uomo nel malato: talvolta basta indurlo a sorridere perché cada il vento delle vele della sua angoscia”; e ancora continua Victor Frankl: “L’uomo si perde e si spreca quando vuole conoscersi e dominarsi, quando pretende di raggiungere la perfezione che non gli è data, quando cerca ossessivamente ciò che non può. L’uomo invece si realizza, si ritrova e si valorizza quando si dà, quando si esprime, quando vive e opera nel mondo, ritrovando se stesso nel “tu” di un altro, nel “tu” degli altri e in definitiva nell’incontro autentico con Dio.

Non a caso questa psicoterapia è l’unica approvata dalla Chiesa Cattolica ed è detta “psicanalisi battezzata”; comunque sia, per coloro che potrebbero essere irretiti da questa “approvazione” essendo un po’ anticlericali, essa si inserisce nella corrente filosofica dell’antropologia esistenziale di Sartre e di Kierkegaard, fondata sul presupposto che l’uomo non è un istinto ma una persona”.

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