sabato, gennaio 23, 2010
L’impegno di libertà per un mondo più giusto è la prospettiva dalla quale domani al Palazzo Medici Riccardi, a Firenze, si guarderà all’esperienza di don Lorenzo Milani.

Agenzia Misna - “Non posso dire ai miei ragazzi – scriveva 45 anni fa ‘il priore di Barbiana’, una vita per i giovani e il diritto di tutti a conoscere - che l’unico modo d’amare la legge è obbedirla. Posso solo dir loro che dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) dovranno battersi perché siano cambiate”. L’incontro vuole essere un momento di riflessione sulla complessa e ricca figura di don Milani, protagonista fra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso di un tentativo di scuola a tempo pieno pensato espressamente per le classi popolari, in contrapposizione a metodi didattici che favorivano i ricchi. A Palazzo Medici Riccardi interverranno anche Michele Gesualdi, presidente della fondazione don Lorenzo Milani, e Beniamino Deidda, procuratore generale della Toscana e autore della prefazione a una nuova edizione del volume “L’obbedienza non è più una virtù”. Un titolo che riprende il testo di una lettera inviata nel 1965 da don Milani ai cappellani militari, una lettera che costò al ‘priore di Barbiana’ una denuncia e un processo per “apologia di reato”. Ai magistrati che dovevano giudicarlo, mentre era gravemente malato, don Milani scrisse anche queste parole: “Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”.


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