martedì, marzo 02, 2010
del nostro corrispondente a Londra Renato Zilio

Il cartello è invitante: café in the crypt. Scendo, allora, una dozzina di ampi gradini di marmo: mi accompagnano sotto una chiesa, che si affaccia sulla centralissima Trafalgar Square, St. Martin in the Fields. Improvvvisa, vi si presenta qui una scena magnifica. Sotto le volte di mattone rosso-cupo, a luminosità soft, su un pavimento di stele funebri del 18.mo secolo, potete ammirate tutta una serie di tavoli con una candela accesa: un magnifico ristorante. È l’occasione di consumare in un’atmosfera mistica – quella che piacerebbe immensamente al Foscolo - una deliziosa apple and oat crumbled. I prezzi sono popolari, il servizio di raffinata eleganza. Vi verrà, quasi, da dubitare se siamo al di qua o al di là del mondo...

Accanto vi attende un bookshop con libri, pubblicazioni, ricordi, carte di augurio, oggettini sacri o profani, tanto da deliziarvi lo sguardo. Sopra invece nella chiesa, sotto lo sguardo estatico di qualche visitatore di passaggio un quartetto di giovani concertisti orientali sta provando. È il concerto della serata. L’atmosfera è rarefatta, l’attenzione palpabile e il piacere dell’ascolto senza pari. Qui si danno 350 concerti all’anno. La domenica, invece, il coro si esibisce nelle liturgie accompagnato dall’antico organo del 1726 offerto da King George. Tempio privilegiato della musica, conosciuto universalmente per la sua tradizione musicale, ha accolto Händel e quasi certamente Mozart, di passaggio a Londra. Anche voi, se di passaggio nel pomeriggio, ascolterete liberamente un concerto alla sua prova generale. Stupendo.

Ma lo stupore non si fermerà qui. La polivalenza sembra, infatti, quasi una regola d’oro in terra inglese. Come quando vi presentate in un chiosco qualunque e vi trovate libri, riviste, bevande, cibo, farmaceutici e... vegetables! Lo spirito pragmatico, così, di una cultura differente dalla nostra si pone a servizio del cliente.

Sotto la chiesa ancora, in una saletta a parte alcuni fedeli inglesi recitano lentamente, meditativi, i salmi della sera. Mi accosto, mi siedo, li guardo. Mi sorridono. In silenzio, alla fine lasciano il luogo: restano solo due grosse candele accese e quattro enormi statue in legno africano sul pavimento, la sacra famiglia e una donna orante.

Altre sale sotterranee sono intitolate al vescovo Ho Ming Wah, a Desmond Tutu... Qui si ritrova fraternamente dal 1980 una grossa comunità cristiana cinese. Questa chiesa, viene da pensare, arriva universalmente con la sua arte musicale, ma anche con le sue lunghe braccia dell’accoglienza. Inoltre, un’attenzione particolare viene data agli homeless, ai senza tetto, ai poveri in genere della città. Vengono in mente, allora, le parole di Tagore: "Più l'uomo si impegna nelle attività sociali, più rende visibile il suo intimo invisibile e cammina verso il futuro". E un pastore protestante vi parlerà dei due polmoni di ogni comunità cristiana: la forza della spiritualità, l’impegno sociale. Come due volti necessari, inscindibili ed essenziali. La Chiesa, in fondo, dovrà insegnare ai cristiani a incontrare Dio e a incontrare gli uomini.

Momenti di eccellenza questi, in fondo. Momenti estatici di apertura alla vita, che qui a St Martin in the fields si fanno momenti dal sapore di eternità. Sì, nell’arte, nella musica, nell’accoglienza o nella solidarietà: tutti segni del Regno. La nostra vita ha bisogno di questo, direbbe qualcuno, come il deserto ha bisogno di oasi; per ricordare, in questo modo, il valore della vita. Stupenda lezione di una chiesa inglese.

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