lunedì, aprile 26, 2010
Fabio Vitucci, caporedattore de La Perfetta Letizia, intervista Salvatore Martinez, Presidente Nazionale del "Rinnovamento nello Spirito", in attesa della Convocazione Nazionale di Rimini, dove saremo presenti con un nostro redattore

Intervistiamo oggi Salvatore Martinez, laureato in Musicologia presso l’Università di Pavia, Presidente Nazionale del movimento ecclesiale "Rinnovamento nello Spirito Santo", oltre che autore di testi di spiritualità e pubblicazioni tradotte in più lingue. Apprezzato conferenziere in Italia e all'estero, è anche Presidente delle Fondazioni “Alleanza del RnS ONLUS”, "Istituto di promozione umana «Mons. Francesco Di Vincenzo»", "Sviluppo Oasi Città Aperta" e “Casa Museo Sturzo”, oltre che Consultore del Pontificio Consiglio per i Laici e del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Partiamo da qualche domanda sul Rinnovamento nello Spirito Santo, uno dei movimenti cattolici maggiormente in crescita negli ultimi anni (200mila aderenti e 1900 gruppi e comunità in Italia):

D - Qual è il carisma del Rinnovamento e quali i suoi aspetti caratteristici?
R - Il RnS non è una nuova spiritualità e non avendo un “fondatore umano” non ha una prerogativa particolare, un carisma elettivo da cui discende uno specifico impegno missionario. Il RnS intende risvegliare la fisiologia propria della Chiesa e della vita cristiana che è, per l’appunto, un’esistenza nello Spirito. Tutto ha inizio con Lui; tutto si dispiega attraverso il Suo conforto; tutto ricomincia, sempre, anche nei momenti più bui della storia, mediante le sue mozioni e ispirazioni creative che dilatano lo spazio della testimonianza cristiana. Il Movimento è in crescita perché l’uomo è in crisi e invoca “rinnovamento”; il materialismo imperante spinge l’uomo a ricercare “respiro spirituale”, a sperare quando tutti disperano, a trovare ragioni di vita contro uno spirito di morte che sembra ammorbare la storia. Ecco perché il RnS è una sorta d’icona del popolo di Dio: un cammino di fede in cui tutti possono ritrovarsi, senza distinzioni di livelli, di età, di sesso, di ceto. Un popolo che loda e gioisce per il Suo Dio; che cammina sulle orme della Parola di Dio; che ha riscoperto la bellezza dei sacramenti e ne fa esperienza vitale; che dà corso ad un’evangelizzazione sistematica mediante il carisma di ciascun battezzato, riscoperto nella comunità, e messo a servizio della Chiesa e del mondo.

D - Ci può raccontare la storia del Rinnovamento nello Spirito Santo? All’inizio il movimento non era riconosciuto ufficialmente dal Vaticano, mentre oggi è ormai parte integrante della Chiesa Italiana, come dimostra per esempio il suo impegno nei Pontifici Consigli: quali sono stati i cambiamenti? E perché nel mondo ci sono ancora gruppi di Carismatici non completamente accettati dalla Chiesa?
R - Nasce nel 1967 negli USA; in pochi anni è già presente in tutto il mondo. In Italia giunge nel 1972. Oggi sono oltre 100 milioni coloro che frequentano gruppi, comunità o sono vicini al cosiddetto “movimento carismatico”, e in 205 Paesi. Le diffidenze iniziali, fugate da Papa Paolo VI con la storica udienza in San Pietro in occasione della Pentecoste del 1975, erano legate alla vicinanza del movimento, in qualche modo una sorta di assimilazione, con il movimento pentecostale che aveva risvegliato all’inizio del Novecento l’evangelismo tradizionale. L’avvento al soglio Pontificio di Giovanni Paolo II ha segnato la stagione della “maturità ecclesiale” del RnS: progetti di evangelizzazione (giovani, famiglia, sacerdoti); missioni all’estero, a partire dalla Moldova (il Paese più povero d’Europa); la “diocesanità”, con l’inserimento pieno e progressivo dei gruppi e della comunità nella vita pastorale diocesana; un Progetto Unitario di Formazione, per la creazione di personalità carismatiche a servizio del rinnovamento della Chiesa e del mondo. Dunque, un cammino di crescita che ha mostrato la propria autenticità nel servizio e nelle opere sempre più manifeste della fedeltà al Magistero. La nostra vicinanza “geografica” con il Vaticano ha fatto sì che il nostro cammino, con l’organizzazione pastorale che lo caratterizza, venisse valutato favorevolmente per i frutti prodotti e incoraggiato da diversi Dicasteri Vaticani. Tra questi, proprio quello dedicato ai “Laici” e alla “Famiglia” dei quali il Papa Benedetto XVI mi ha concesso l’onore di essere consultore. Ma non vorrei dimenticare che con l’approvazione dei nostri statuti da parte della CEI (1996), oggi il RnS è nei direttivi della CNAL, del Forum delle Famiglie, di Scienza e Vita, di Rete in Opera, per favorire e testimoniare il valore imprescindibile della comunione ecclesiale con gli altri movimenti e associazioni ecclesiali.

D - Non crede che molte persone che partecipano ai momenti più forti della vita del Rinnovamento (messe di guarigione, preghiere di effusione, il canto in lingue) rischino di farsi suggestionare e confondano appunto la suggestione con la presenza del Signore?
R - Il rischio c’è sempre e del resto… lo corse anche Gesù! Inizialmente molti si avvicinano spinti dalla “fede nei segni”; ma se condotti ad un cammino spirituale e formativo ben cadenzato ecco che si passa ai “segni della fede”, dall’Eucaristia alla croce, dalla carità al servizio. Così non c’è più spazio per “egoismi carismatici”, per ripiegamenti o per la ricerca di una sorta di “benessere spirituale individuale” che mi sottrae dal dovere della condivisione. Rimane il fatto che “il miracolo” è la più potente calamita celeste che ancora oggi può scuotere le coscienza sopite così da “far alzare lo sguardo verso il Cielo”, come ricordava Sant’Agostino. L’evangelizzazione è carismatica perché il protagonista è lo Spirito Santo, con i suoi “regali” che non si possono certo programmare, né tanto più osteggiare.

D - Può spiegarci in particolare il significato del Canto in Lingue, che colpisce sempre chi si avvicina per la prima volta agli incontri del Rinnovamento?
R - Ho scritto molto su questo tema nei miei libri. S. Paolo distingue il pregare dal parlare in lingue. Il “pregare in lingue”, come descritto nella prima lettera ai Corinti (i capp. 12 e 14), è un dono ordinario, di preghiera, che tutti possono ricevere ed usare, sia nella preghiera comunitaria che nella preghiera personale. È l’uomo, la sua anima, che si rivolge a Dio con suoni disarticolati in cui si comunica un affetto, più che parole di senso, in cui non c’è sforzo razionale. Dio vede e sente il cuore, visitato dallo Spirito, e accoglie e comprende questi “gemiti inesprimibili” (come sa fare una mamma con il proprio neonato). I presenti non comprendono perché la preghiera è rivolta direttamente a Dio e chi prega, anche con la forma del canto, riceve edificazione dall’esercizio del dono, esperimenta una grande pace interiore, nuova forza spirituale, nuovo amore per Dio e per la comunità. Altra cosa è il “parlare in lingue”. Questo è un dono profetico, straordinario. Qui è Dio a parlare all’uomo; lo Spirito si esprime con parole che pronunciate in una lingua sconosciuta necessitano dell’”interpretazione”, che è un dono presente al pari delle lingue nell’elenco paolino. Quando questo dono della profezia in lingue viene correttamente utilizzato, l’assemblea in preghiera vede la fede di ciascuno innalzarsi, si sente esortata, confortata e spinta a nuova conversione.

D - Passiamo ora a domande di carattere più generale: di cosa avrebbe bisogno secondo lei la Chiesa di oggi, attaccata da più fronti e che purtroppo non riesce più ad attrarre le masse come in passato? E’ un processo irreversibile dei tempi moderni, o la fede può recitare ancora un ruolo importante nella vita degli uomini?
R - Gesù ci ha detto di non temere: le porte degli inferi non prevarranno. Questo non significa stare a guardare, piuttosto ricorrere allo Spirito. È lui che allena i martiri e i confessori della fede; è Lui che ci suggerisce cosa dire e cosa fare in un tempo così ostile alla Chiesa, al Papa, al Magistero cristiano, specie quello morale. La nostra fede prescinde sempre dalle culture e dal secolo in cui vive. La nostra fede è sottoposta alla legge dell’incarnazione, ma è di seme divino, dunque non teme il confronto di ideologie, potenze e regimi umani. Historia docet. È tempo, piuttosto, che i cristiani ritrovino la forza che deriva dall’unità della fede, recuperando il gusto del camminare uniti, nel petto il Vangelo di Gesù, nel cuore un amore ancora più grande per la Chiesa, corpo vivente di Gesù. E allora, come nei momenti più bui della storia cristiana, niente diverrebbe impossibile. Quello che viviamo è uno dei momenti più propizi per la nuova evangelizzazione: ci sono spazi enormi di testimonianza. Dunque, o “credenti” o “cedenti”!

D - In Italia è sempre aperto il dibattito tra stato e laicità, così come quello sull’ingerenza della Chiesa: qual è il suo pensiero in proposito? Come dovrebbe comportarsi la CEI sulle questioni inerenti la vita civile e sociale italiana?
R - Anche questa è una distorsione strumentale della verità storica. Il laico è, per definizione, un uomo rispettoso dell’altrui pensiero: un principio che non sembra più valere per i cristiani. Inoltre il laico si alimenta del gusto dell’”interrogazione”, della ricerca, è consapevole dei limiti della ragione e non ha pregiudizi ideali nell’accogliere ciò che è vero, buono e giusto per il migliore destino dell’uomo. Nessun vero laico – è chiaro che oggi abbiamo più a che fare con “laicisti” – metterebbe in discussione il ruolo storico imprescindibile svolto dalla Chiesa Cattolica nello sviluppo dei popoli, di un’umanesimo sociale nella difesa della dignità dell’uomo, nella cura delle sofferenze umane, nello sviluppo di tutte le scienze umane e tecnologiche. È triste assistere alla “resa” di molti cristiani, spaventati dallo spirito del tempo. Bisogna tornare ad essere protagonisti del nostro tempo, sapendo che niente è più potente del pensiero cristiano nelle trasformazioni e nei cambiamenti epocali come quelli che stanno caratterizzando l’inizio del terzo millennio. Non spetta, poi, a me dire alla CEI come comportarsi. I nostri Vescovi sanno di potere contare su un laicato maturo, su un laicato associato e organizzato come in nessun altro Paese al mondo. Quando si procede uniti, soprattutto a livello locale, i risultati sono schiaccianti: si ricordi il 75% in occasione del referendum per la fecondazione artificialmente assistita.

D - Cosa può consigliare ai giovani cristiani, che dovrebbero essere “luce del mondo e sale della terra” e che invece spesso sono invisibili, se non nelle grandiose Giornate della Gioventù, che poi però terminano e sembrano non dare frutti?
R - Di non aspettare di essere “adulti” per assumersi responsabilità nella Chiesa. Ho iniziato a 14 anni ad avere i primi ruoli ecclesiali e anno dopo anno è aumentato il carico delle responsabilità con la gioia di vedere, ogni giorno, che il bene vince il male e le sole cose che non hai ancora esperimentato nella tua vita sono quelle che non hai ancora permesso allo Spirito del Signore di operare in te.

D - La ringraziamo per la sua disponibilità e le sue risposte. Le diamo appuntamento al XXXIII Convocazione Nazionale dei Gruppi e delle Comunità RnS di Rimini, dove saremo presenti con un nostro redattore, pronto a catturare e raccontare tutti i momenti più importanti del raduno nazionale di una delle più importanti realtà del panorama mondiale dei movimenti cattolici.
R - Saremo lieti di accoglierVi, grati per il lavoro che svolgerete per diffondere l’immagine di un cristianesimo vivo, gioioso, come quello che è possibile incontrare alla Convocazione Nazionale del RnS. Credo, in ultimo che i mass media svolgeranno un ruolo decisivo nella diffusione e nella difesa della fede. Quindi, auguri, coraggio… e al lavoro!

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