giovedì, aprile 22, 2010
Il nostro Carlo Mafera ci parla del pensiero di Giorgio La Pira, padre costituente

"Come costruire una nuova città cristiana ed una nuova civiltà cristiana? Da dove ricavare le linee architettoniche essenziali per questa ricostruzione? A quale, sicuro modello ispirarci? ... In tante incertezze di situazioni e di eventi a quale certezza ancorarsi? Per tutte queste domande... noi non abbiamo trovato che una risposta sola: quella che ha costituito, costituisce e costituirà, l'oggetto, direi unico del nostro dialogo: l'architettura della città dell'uomo non può ricavarsi che dalla contemplazione e dalla imitazione dell'architettura della città di Dio". Così scrive La Pira alle Claustrali nel 1952 a riprova del suo pensiero più ricorrente: contemplare la città divina per trarne le architetture essenziali della città umana. Egli afferma che esiste un rapporto fra l'ordine della grazia e il mondo inteso come il complesso organico dei valori naturali dell'uomo individuali e sociali. Come studioso del diritto romano egli era rimasto conquistato dall'analogia tra la "scienza del diritto", costruita con l'uso della logica aristotelica dai giuristi romani a partire dall'età di Augusto, e la "scienza della teologia, costruita, sempre con metodo aristotelico, da Tommaso d'Aquino.

Sin dal 1937 egli fece appello alla dottrina tomista con la pubblicazione della rivista "Principi" "per rivendicare, in opposizione con la teoria hegeliana dello Stato, il valore della persona umana. La Pira ribadisce più volte che il dramma sanguinoso che si svolge nel mondo è stato preceduto da un dramma non meno grave svoltosi sulla frontiera della metafisica, prima che cedessero le visibili frontiere delle nazioni hanno ceduto le solide frontiere di quella metafisica umana che la più alta scienza antica e l'ispirata sapienza cristiana avevano costruito per mettere gli uomini al riparo dell'errore e della rovina. Egli continua affermando che "la lotta fra la metafisica della verità e la metafisica dell'errore... è stata condotta, intorno ad un sistema di "fortilizi" nei quali è impegnata la validità dell'intero edificio metafisico etico e religioso dell'uomo: il concetto di sostanza; il concetto di persona umana, il concetto di società, il concetto di stato; il concetto di diritto e sopra di essi, come volta dell'edificio, il concetto di Dio trascendente". "La teologia cattolica ha costruita, con questi e con altri concetti, un edificio che ha muri maestri destinati per la loro solidità a sfidare i secoli. Contro di essa si è levata, agguerrita, suggestiva, tentatrice, oscura, una teologia senza Dio, una metafisica senza trascendente che ha cercato di sconvolgere le basi essenziali della cultura cristiana.

E' una lotta dice La Pira che si svolge duramente dove la metafisica dell'errore ha conseguito notevoli successi riuscendo ad affermare e consolidare le strutture sociali contemporanee facendole assurgere "a valore di sostanza e di fine ed abbassando la persona umana - unico valore sostanziale e finale - a valore di accidente e di mezzo. E' opportuno sottolineare questo concetto da cui parte tutto il pensiero e l'azione di La Pira. Solo la persona è veramente sostanza - egli dice - mentre la società non possiede unità sostanziale bensì un'unità di ordine, e di relazione. Egli mette in guardia l'uomo contemporaneo nei confronti della metafisica dell'errore che è quel sistema di pensiero che ha in Hegel il suo teorizzatore. In tale sistema viene negata l'esistenza di Dio trascendente ed è negato il valore sostanziale degli esseri individuali a vantaggio di enti collettivi astratti e di un universale astratto - l'Idea, lo Spirito - nel quale sarebbe contenuta la vera sostanzialità. In particolare Hegel sostiene che lo Stato è una delle più grandi manifestazioni dell'Idea: è sostanza etica, è spirito vivente; è Dio reale; è l'infinito ed il razionale in sé e per sé. Da tutto ciò deriva "il dovere supremo dei singoli di essere componenti dello stato; l'individuo, esso medesimo ha oggettività, verità ed eticità, soltanto in quanto è componente dello Stato; solo nello Stato l'uomo ha l'esistenza razionale ... tutto ciò che l'uomo è lo deve allo Stato". E ancora Hegel prosegue ... "Cosa e il diritto? Soltanto quello posto dello Stato, il positivo; l'impossibile quindi parlare di diritti naturali dell'uomo preesistenti alla stessa costituzione statuale". E per finire anche il diritto internazionale è disegnato per giustificare la sete di potere del dittatore nel quale la volontà dello Stato è incarnata e le cui caratteristiche sono: a) inesistenza di un diritto internazionale; b) assoluto distacco della politica dalla morale; c) la guerra, e il successo come unica legge regolatrice dei rapporti interstatuali; e) il progressivo assorbimento di tutti gli Stati da parte dell'unico Stato nel quale si esprime totalmente lo spirito: quello germanico. Per reagire a questa concezione del mondo oramai imperante negli anni ‘30 La Pira approntava uno strumento di contestazione e di luce nel tragico anno 1939 con la rivista "Principi" dove metteva in evidenza il valore della persona umana e della libertà e dove stigmatizzava le responsabilità del potere in Italia e il pericolo del razzismo in Germania e in Europa. La parte di "Principi” più drammatica è quella dedicata alla guerra dove si sosteneva la liceità della stessa allorquando la libertà e la vita degli uomini sono minacciate. La Pira sul finire del 1939 di fronte alla violenza che calpestava la Polonia e la Finlandia cercava le ragioni della "giusta guerra" e dimostrare la "somma iniquità" della guerra offensiva. "Se l'assassinio di un uomo è il massimo dei delitti, a più forte ragioni è tale, l'assassinio di una intera nazione". Il rispetto, l'amore per l'uomo nelle sue diverse dimensioni era per lui viscerale. La persona nella sua qualità di cittadino doveva vivere. La città, il luogo dove l'uomo viveva, aveva il diritto ad esistere contro ogni strapotere dello Stato. L'uomo nella sua dimensione sociale, cioè il povero, doveva essere difeso. Di fronte al grido della povera gente non doveva esserci nessun machiavellismo economico o politico. Di fronte al bisogno di lavoro, di case, di scuole, di ospedali non si potevano adottare politiche attendiste ma bisognava soddisfare urgentemente le attese della povera gente che è anche il titolo di un suo famoso articolo.

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