lunedì, maggio 24, 2010
Per secoli i monaci Camaldolesi hanno gestito e preservato il patrimonio boschivo dell’Appennino centrale. Oggi trasferiscono i segreti di questo antico sapere.

forestedi Daniela Cipolloni

OggiScienza - “… che i boschi, … non siamo scemati, ne diminuiti in niun modo, ma più tosto allargati, e cresciuti”. Dal XII secolo a oggi questo è stato il primo comandamento di monaci ed eremiti insediatisi intorno a Camaldoli, in provincia di Arezzo. Rispettare la rigogliosa natura nella quale erano ospiti. Per più 850 anni l’ordine religioso si è preso cura dello spirito, sì, ma anche delle foreste, delle coltivazioni, dell’agricoltura dell’Appennino centrale, dando vita a un modello di tutela delle risorse naturali flessibile e durevole e creando un’economia florida intorno a questo patrimonio boschivo. Principi e pratiche del Codice forestale camaldolese sono stati fedelmente trascritti dagli amanuensi e si sono tramandati nei secoli. Oggi grazie al lavoro di digitalizzazione del Codice, realizzato dall’Osservatorio foreste dell’INEA in collaborazione con il Collegium Scriptorium Fontis Avellanae, il sapere custodito dai monaci è diventato accessibili attraverso una banca dati on line (www.inea.it/prog/camaldoli). Una biblioteca completa, virtuale e interattiva che raccoglie libri, fogli sparsi, lettere in un unico archivio digitale dove la comunità di ricercatori e tecnici forestali può consultare l’insieme delle norme e delle disposizioni elaborate dai frati e discuterne in un forum virtuale.

Gli “angeli delle foreste” insegnano nei minimi dettagli come proteggere il suolo, gli interventi per evitare il ristagno dell’acqua e garantire l’assetto idrogeologico del terreno, descrivono le regole di tagli (a ‘rate’, per garantire spazi lasciati all’evoluzione naturale) e delle piantumazioni, spiegano come proteggere le piante dai danni provocati dagli animali, suggeriscono di ricavare erbe officinali, essenze farmaceutiche, miele, cera e prodotti del sottobosco (funghi, bacche, erbe) e sfruttare orti e aree coltivabili.

Il simbolico passaggio del testimone di questo sapere avviene il prossimo 28 maggio nella Sala Landino del Monastero di Camaldoli, presso Poppi (Arezzo) in occasione di un convegno sul problema della gestione attiva delle foreste, della salvaguardia della biodiversità e della conservazione delle risorse ambientali al quale partecipano scienziati, Corpo forestale e comunità montane. Sarà presentato anche il primo volume, di una serie di quattro, intitolato Il Codice Forestale Camaldolese. Le radici della sostenibilità.


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