lunedì, maggio 31, 2010
del nostro redattore a Londra Renato Zilio

Nessuno è un’isola, affermava a suo tempo Thomas Merton. “Tout se tient” vi ripeteranno spesso i francesi, analizzando un problema o un fenomeno particolare e i suoi invisibili legami con tutto il resto. Sì, viviamo in tempi in cui si afferma sempre più il pensiero sistemico, cioè quello che sottende la relazione di una realtà con il tutto, un termine con il suo contesto, un problema con una visione di insieme. La complessità fa parte della vita.
Perfino nel mondo del lavoro ne vediamo le conseguenze. Si è esempre più sensibili oggi, secondo un’indagine recente, ad assumere uomini aperti, interattivi, che sappiano lavorare in equipe. Non tanto geni solitari. Lo spirito di equipe, che articola insieme le qualità differenti di ognuno come quella estetica, funzionale, filosofica... è un motore incredibile per un gruppo.
Il Concilio vaticano aveva scoperto questa dimensione - lo spirito di comunione - come un valore autentico. Come una perla impolverata e dimenticata nel cassetto di un armadio di casa, avrebbe aggiunto senz’altro Papa Giovanni. La si è definita come “collegialità”. Ed era ritrovare il senso della comunione, dopo secoli di verticalità e di senso forte dell’autorità.
Ora questa dimensione entra nella struttura della parrocchia. Considerata non più campanilisticamente come un microcosmo ecclesiale, arroccato sulla sua identità, le sue forze, il suo responsabile e i suoi componenti, un’isola precisamente. Ma, in un contesto pastorale di insieme, una parrocchia condividerà con altre i carismi, le energie, le prospettive e la povertà (quella progressiva tra l’altro di vocazioni e di pastori...).
Formerà un’oasi, un’unità pastorale. Sarà questa la sfida pastorale dei prossimi anni lanciata a tante parrocchie e alle missioni cattoliche italiane all’estero. Superando un “inquadramento territoriale” che ha caratterizzato per secoli la parrocchia in una sua precisa circoscrizione geografica, ci si lancerà in un agire pastorale in cui collaborazione, corresponsabilità, ricerca di sinergie saranno le parole-chiave. Questo tra i sacerdoti, innanzitutto, gli agenti pastorali e tutti i battezzati. Sarà una dinamica nuova con un’unica parola d’ordine: insieme.
Una pastorale di insieme, una pastorale di comunione, può proporre la fede all’uomo d’oggi con nuovi atteggiamenti, con uno stile rinnovato e delle risposte adeguate. Avanzare insieme, in fondo, è già uno straordinario messaggio per il mondo. Un soffio di Concilio per il nostro anno sacerdotale. Un miracolo, come lo sa essere sempre lo spirito di comunione.

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