venerdì, luglio 16, 2010
In Italia le famiglie povere sono 2 milioni e 657 mila, il 10,8% del totale. Complessivamente, sono 7 milioni e 810 mila le persone indigenti, il 13,1% dell'intera popolazione.

Radio Vaticana - Sono alcuni dei dati diffusi ieri dall'Istat sulla povertà in Italia. Nella ricerca si sottolinea che il fenomeno della povertà, maggiormente diffuso nelle regioni meridionali, è fortemente associato a bassi livelli di istruzione, a modesti profili professionali e all'esclusione dal mercato del lavoro. Ma dallo studio emerge anche un altro dato interessante: la famiglia, con il suo insostituibile sostegno, si rivela in molti casi un fondamentale strumento per arginare gli effetti della crisi economica. Su questo aspetto si sofferma al microfono di Luca Collodi il presidente delle Acli, Andrea Olivero (ascolta):

R. – Ancora una volta a supplire la situazione drammatica sono le famiglie che vanno ancora incontro a tutte le esigenze dei propri componenti, andando a mettere a disposizione il reddito, distribuendo reddito all’interno del nucleo familiare e, soprattutto, consumando i propri risparmi in questo momento di grave crisi. Insieme a questo, quella riforma degli ammortizzatori sociali, che è avvenuta sostanzialmente senza che venisse discussa nelle aule parlamentari, perché in molte regioni d’Italia gli enti locali, il governo, e anche le forze sindacali e sociali, hanno trovato delle intese per estendere alcuni benefici anche a categorie che fino ad oggi erano escluse, ma che in realtà sono state quelle più colpite dalla crisi, a partire dai lavoratori con contratti a tempo determinato, precari, che comunque hanno visto in questa situazione qualche aiuto a fronte dell’ambiente che c’era in precedenza. Tutto questo ha aiutato, però ... attenzione! ... perché i dati ci dicono che soprattutto l’estrema povertà rimane stabile su livelli altissimi.


D. – Ora il problema è come combattere questa povertà che interessa il 13 per cento della popolazione italiana. Il problema è che sulla famiglia non ci sono mai state politiche di aiuto concrete...


R. – Noi crediamo che si potrebbe ad esempio andare a riformare la social card, facendola diventare un vero strumento universalistico. Se da un lato si può fare questo, per quanto riguarda appunto l’estrema povertà, dall’altro lato noi crediamo sia necessario invece, per quanto riguarda le forme di impoverimento in questi ultimi mesi, in particolare con la recrudescenza della crisi, che si debba agire andando a mettere in campo delle politiche di sostegno alla famiglia. Se la famiglia, come anche questa volta è stato rilevato, è il vero soggetto che tiene va messo nella posizione di poter esercitare meglio la sua funzione.


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