giovedì, luglio 08, 2010
del nostro corrispondente a Londra Renato Zilio

Qualche giorno fa una sfilata gioiosa, multicolore e giocosa animava strade e piazze di Londra oltre ad altre città nel mondo. Era un corteo particolare, strano e significativo nella società attuale, che celebrava in modo pubblico e ludico una minoranza e i suoi diritti. In maniera simbolica e corale come ogni corteo voleva dire: “Noi esistiamo!” Ed era il Gay Pride. Occasione questa per una riflessione sulla logica che sottende questa manifestazione, questo mondo: la logica del simile, dell’analogia. Questa dinamica, in fondo, rivela un atteggiamento particolare: è come un guardarsi allo specchio per ritrovare se stessi nell’altro. O l’ideale di sè. Ed è un appassionarsi di questo sguardo così tanto da entrare nel campo dell’affettività, nel cuore stesso della relazione con l’altro.

La dinamica del simile, in verità, segna la vita di un essere umano soprattutto ai suoi inizi. Vivere tra i suoi, vivere come i suoi. Poi, con l’avanzare del tempo si sposa lentamente un’altra logica: l’alterità. Esiste l’altro. Esistono gli altri, ben differenti da noi. Si concretizza nel percorso esistenziale prendendo un partner differente con cui vivere un’alleanza. Due esseri, allora, si addomesticano, cioè si legano pian piano l’uno all’altro tanto da sentirsi - rispettivamente uno per l’altro - unici al mondo. Infatti,”addomesticare vuol dire creare dei legami!" ricordava dolcemente la volpe al piccolo Principe. In fondo, è creare dei ponti tra due rive opposte.

Educare un essere umano è incamminarlo verso l’apertura all’altro, al differente da noi. Il ruolo stesso della madre e del padre lo ricorda: se l’una tende a tenere il piccolo stretto a sè e ai suoi al caldo per proteggerlo, l’altro tenderà, invece, a spingerlo fuori dal nido per fargli incontrare l’altro e imparare, così, a vivere in una società.

Ciononostante, “l’essenziale è invisibile agli occhi” ripeteva la volpe al piccolo Principe. Così, ricordo un fondatore di una comunità per giovani drogati spiegare il fenomeno della droga con i suoi due aspetti: la droga-madre e la droga-figlia. Intendeva quest’ultima come quella che ci si inietta materialmente nelle vene, mentre l’altra – che è invisibile e la genera - è quel desiderio forte, insaziabile di piacere che si trova nel cervello del giovane e diventa come una molla intrattenibile. Ed è l’essenziale, l’origine stessa.

Così, per la logica del simile. La logica-madre si trova direttamente nella nostra mente, a volte talmente ben radicata da non permettere la possibilità di alcuna differenza nell’altro. Quanti di noi sono invasi da questa logica generatrice di comportamenti di intolleranza o di rifiuto dell’altro? Si ama esclusivamente ciò che è simile, chi ha gli stessi gusti, chi possiede le medesime idee, l’alter ego.

Alle origini del mondo e della vita, Dio stesso creando il maschio e la femmina con i più diversi esseri viventi optava in maniera insuperabile per la logica dell’alterità. Anzi, nei suoi stessi cromosomi rivelò agli uomini come fosse inscritta la differenza: la comunione della Trinità. La dinamica della differenza, infatti, stimola, fa crescere, insegna ad avanzare, permette lo scambio, il confronto e la comunicazione. L’altra invece – la logica dell’analogia - non fa che rassicurare e solidificare ciò che si è già. Spesso si trasforma in logica dello statu quo, del comando impositivo e verticale, del sogno di onnipotenza, rivelando, in fondo, una pericolosa capacità di chiusura.

Pertanto, anche senza partecipare a una manifestazione di Gay Pride, potremmo essere imbevuti di questa stessa logica. Quella che desidera l’altro a propria immagine e somiglianza o che esclude chi non appartiene alla propria cerchia, al proprio gruppo. Allora il mondo che si sta costruendo sarà precisamente l’inverso di quello voluto da Dio. Dove la comunione non è mai il frutto dell’omogeneità e della somiglianza. Ma il miracolo della differenza dell’altro accolta e rispettata. In una società multiculturale come la nostra ecco una regola d’oro da non dimenticare.

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