martedì, novembre 02, 2010
La drammaticità che le tensioni religiose stanno assumendo nel Medio Oriente non possono più essere sottovalutate. A Baghdad, l’altro giorno, una sanguinosa aggressione dai moventi ideologico-religiosi ha colpito fedeli e preti inermi…

del nostro collaboratore redazionale Stefano Buso

Vita aspra per i cattolici in Medio Oriente: continua a salire il bilancio delle vittime del massacro compiuto da una falange armata di Al Qaida, altra sera, in una chiesa di Baghdad. La rivendicazione dell’eccidio è arrivato puntualmente via Internet, condita di minacce e moniti aberranti che accompagnano di solito questi messaggi. Secondo quanto si è appreso, i fedeli rimasti uccisi sarebbero almeno una quarantina; più di cinquanta i feriti gravi o in condizioni critiche.

Oltre al fatto deprecabile che lascia esterrefatti, si ripropone l’atavico problema del diritto di culto in una buona parte dei paesi islamici. La tolleranza verso i cattolici in queste realtà non è mai stata esemplare. In Europa, tra comprensione vera o presunta difficilmente sono insorte situazioni così violente verso i non cristiani. Il vescovo di Baghdad, monsignor Shlemon Warduni, ha affermato che in Iraq “le persone devono avere una fede talmente forte da essere addirittura pronte, come cristiani, alla testimonianza estrema, alla morte”. Parole durissime, e allo stesso tempo sconvolgenti per chi non sperimenta quella atroce realtà.


Della strage di Baghdad ne ha parlato anche il Sommo Pontefice, nel corso dell'Angelus domenicale in piazza San Pietro, auspicando la via del dialogo e della pace. Papa Benedetto XVI ha espresso solidarietà alla comunità cristiana di Baghdad, incoraggiando fedeli e sacerdoti ad esser strenui difensori di pace. Insomma, un invito esplicito “a resistere”, anche se diventa davvero difficile concretizzarlo. I cattolici, ovunque boicottati e perseguitati, devono possedere un credo non comune, verosimilmente esemplare, per perseguire la loro fede.
Ovviamente, in quei luoghi si pone il problema della sicurezza, che dovrà essere rafforzata e garantita al fine di permettere la libertà religiosa. E non si tratta solo di un problema di fede, sia chiaro. In ballo ci sono i fragili equilibri tra due mondi contrapposti: quello occidentale e quello orientale. In mezzo a queste due realtà c’è Israele, pronto a difendere la propria sovranità con qualsiasi mezzo e senza esitazione. 


Un altro aspetto da non sottovalutare è la convivenza tra musulmani e cristiani in occidente: tanta violenza e odio potrebbe far degenerare i rapporti fra le differenti comunità. Una sorta di bomba ad orologeria che, una volta innescata, difficilmente potrebbe essere fermata! In ogni caso, spiace notare la mancanza di una posizione unitaria tra le diverse Chiese. La Copta, ad esempio, sembra non sentirsi “accerchiata”, anzi ben protetta dal governo egiziano, posizione questa molto discutibile che, palesando una varietà di pensiero e del modo di affrontare il problema, dà forma a tanti “feudi religiosi” facilmente espugnabili. La parola “resistere” ha quindi significato e proposito, ma sarebbe ora che la macchina della diplomazia operativa concretizzasse di più i propri obiettivi. E tutto ciò perché la Chiesa non ha bisogno di ulteriori martiri ed eroi, bensì di garantire tranquillità che permetta alle persone di sentirsi libere fino in fondo. Libere di agire, di pensare, di professare una fede, proprie idee e quant’altro.
Argomentare di diatribe religiose nel 2010 sembra surreale, tuttavia tergiversare significherebbe sostenere chi si oppone in modo violento alla Chiesa e ai suoi emissari. Ha ragione quindi il Papa a perseguire la via del dialogo e della tolleranza tout court, tuttavia perché ciò avvenga c’è bisogno di due interlocutori: sino ad ora, qualcuno è mancato all’appello. La Chiesa? Certo che no.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa