domenica, dicembre 05, 2010
del nostro collaboratore redazionale Stefano Buso

Anche quest’anno, con puntualità svizzera, è arrivato l’annuale Rapporto Censis sulla qualità della vita e le tendenze degli italiani. Il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) è un istituto con finalità socio-economica fondato nel 1964 e da oltre quarant’anni svolge un’attenta attività di studio, consulenza e assistenza tecnica, fornendo immagini e iconografie relative ad usi, costumi e tendenze di noi italiani. Ad esempio, l’anno scorso, risaltava la preferenza comune verso i nuovi modi per comunicare (specie i social network) e una certa cyber-dipendenza da tali strumenti, soprattutto la Rete. L’ultima analisi prodotta dall’Istituto ha lasciato più di qualcuno perplesso e incredulo, con dati e situazioni che ben pochi immaginavano. Si fa riferimento alla crisi economica: pare aver superato la fase acuta ed essere in procinto d’esser domata dalle terapie e rimedi attuati. Ciononostante, la nostra società viene descritta come malata di indifferenza e apatia. Praticamente svuotata da quella linfa vitale in grado di motivare gli individui e spingerli verso progetti e obiettivi. Detta in modo meno soft, una società in fase di decadenza e in balìa degli eventi…

Tutto ciò scatena una serie di considerazioni: la prima è che il sistema in questa fase storica difetta di principi e fulgide linee guida, indispensabili ad affrontare giorno dopo giorno il tortuoso cammino dell’esistenza e le relative difficoltà. Mancano modelli da cui ricavare esempi concreti sotto il profilo morale e sociale. Indubbiamente il Paese si è indebolito a causa della crisi che ha lasciato sul campo vittime e feriti; nessuno, nemmeno i più giovani, è stato risparmiato dal “contagio”. Eppure, qualcosa di sano per cui valga la pena di rialzarsi e lottare ci deve pur essere.

In ogni caso, l’aspetto che maggiormente fa riflettere, studiando la chiave di lettura fornita dal Censis, è l’assenza di stimoli diffusi. Sembrerebbe che nemmeno se tutto si aggiustasse le persone avrebbero risorse e volontà per fare programmi per i giorni a venire. Dopo anni di certezze, di finalità calcolate sin nei più piccoli dettagli, ecco la peggiore delle prospettive: l’incertezza! In verità, momenti di flessione morale e decadimento la storia li ha spesso registrati. Ogni secolo è stato caratterizzato da eventi negativi, e da ogni “tonfo” l’uomo si è sempre risollevato, talvolta persino più forte e motivato di prima.

Più di qualcuno, angosciato, si interroga da dove poter ripartire per mettersi ancora in discussione, su come tornare a vivere. Sicuramente le motivazioni non possono essere scomparse dalla faccia del pianeta, l’importante è non mollare, non cedere alla tentazione di buttare tutto al vento. Qualche spinta motivante? I figli, la famiglia, i genitori, il prossimo, il lavoro, la dignità – tutti scopi genuini che permetteranno a chiunque di perseguire e raggiungere di nuovo la meta.

La strada per tagliare il traguardo è tutt’altro che depennata, non resta quindi che ricominciare a percorrerla senza scoraggiarsi. Questa è probabilmente una chiave di lettura molto elementare… ma ha sempre dato buoni risultati!

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