mercoledì, aprile 08, 2009
Antonio Caprai, tecnico del C.N.R. di Pisa e noto esperto in terremoti e vulcanologia, è intervenuto sulle pagine della nostra rivista per far luce in merito alle dichiarazioni di prevedibilità dei sismi da parte del tecnico e ricercatore del laboratorio nazionale di fisica del Gran Sasso Gianpaolo Giuliani.

Sono il Presidente eletto nell’ultimo convegno di Istanbul dell’International Geo-Hazard Research Society. Sono state dibattute e mostrate ricerche aventi il radon come protagonista nella prevenzione dei disastri naturali, terremoti in particolare. E’ chiaro che negli anni i modelli interpretativi si sono affinati e sempre più spesso i precursori rivelano una certa importanza, ma allo stato attuale non è definibile una strategia complessiva che dia risultati certi nel creare i presupposti di un allarme sulla base di alcuni parametri “indicativi”. Scendendo nel particolare, per quanto riguarda il Radon, all’attenzione di tutti i giornali in questi giorni si può dire che è uno dei parametri che sono tenuti in considerazione, ma che da solo non è sufficiente a poter prevedere alcun che, salvo eccezioni particolari. Quando avviene un sismo, si crea a volte in anticipo rispetto all’evento più grave una movimentazione delle roccie profonde. Queste, sgretolandosi, hanno la possibilità di rilasciare il radon, derivato dal decadimento del radio contenuto nelle rocce stesse, nell’ambiente circostante ed in presenza di un carrier risalire più o meno velocemente in superficie. Il tempo di risalita è fondamentale per le valutazioni perché questo gas decade in polonio con una emivita di circa 3,8 giorni. La permeabilità del terreno è quindi un altro fattore che determina le risalite dei fluidi gassosi, la pressione atmosferica, l’umidità e la pioggia determinano variazioni di flusso e di concentrazioni di radon alla superficie. Tutti parametri difficili da valutare. Quindi è importante avere una concertazione a 360 gradi fra le varie discipline che studiano i fenomeni naturali (geologia, geofisica, geochimica, ecc.). lo scopo della predetta associazione (IGRS) è proprio quello di promuovere queste interazioni per avere un linguaggio comune che permetta di affrontare le tematiche relative alla sismicità non da solisti ma come un orchestra che suona insieme. Questa è la strada maestra che può definire la strategia complessiva che permetta di risolvere il problema interpretativo dei precursori. Ovviamente una parte importante riguarda la pianificazione territoriale, che negli anni è andata sviluppandosi in agglomerati urbani molto popolati, quindi a rischio. Nel passato i “villaggi” erano più “spalmati” e quindi a parità di fenomeni in quell’area il numero di vittime era sicuramente minore. Oltre ai beni di natura “umana”, i più importanti, c’è da considerare che esistono monumenti, abitazioni, industrie più o meno pericolose, ecc.

Il 'rischio zero' non esiste. Da questo presupposto bisogna partire per arrivare alla definizione di sviluppo urbanistico. La qualità della vita e la vita stessa dipende dai moduli costruttivi, dalla qualità dei materiali impiegati per case sicuri e dalla rimodulazione del concetto di sviluppo e pianificazione urbana.


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